
Cari allievi e famiglie, nonostante le nostre migliori intenzioni, gli sforzi le forme di tutela, sicurezza e garanzia già messe in atto per poter serenamente ripartire con i corsi individuali di strumento, non sarà possibile procedere alla riapertura della scuola il 18 maggio e finché la Regione Sardegna (non la singola amministrazione comunale) non avrà emanato disposizioni specifiche per le nostre realtà scolastiche. Le condizioni strutturali della scuola civica ci avrebbero consentito di ripartire nel rispetto di tutti i parametri di sicurezza, ma il nostro è solo un livello medio di responsabilità, a ognuno il suo. Speriamo solo che le decisioni vengano prese in tempo e che abbia senso ritornare in classe, poiché manca solo un mese e mezzo alla conclusione di questa anno scolastico. Pensando più a lungo termine, noi di MeA, lavoreremo affinché la didattica a distanza venga promossa dalle istituzioni solo come modalità integrativa e non sostitutiva delle preziosissime relazioni insegnante/allievo che, di fatto, rappresentano il cuore pulsante di una scuola civica degna di questo nome. La scuola civica è civica appunto, ha funzioni educative e formative, deve opporsi all’isolamento che quasi pare andare di moda, e deve opporsi alla sterilizzazione dei rapporti umani e sociali che certe pratiche scolastiche sembrerebbero voler incentivare. Anche su questo fronte si misurerà in futuro lo spessore e la statura di una scuola civica e, in fondo, la sua stessa ragione di esistere o meno. Oggi conosciamo gli aspetti positivi e tutti i limiti della didattica a distanza, abbiamo capito che questa non va né demonizzata, né esaltata, deve semplicemente restare lì dov’è, deve servire quando un allievo è impossibilitato alla frequenza di una scuola, deve integrarsi ad altre modalità didattiche, quando serve, per scambiare con maggior facilità conoscenze e competenze tecniche, ma non può essere incentivata in modo subdolo con leggi e leggine, per esempio indebolendo l’edilizia scolastica, limitando le possibilità di realizzare una buona offerta formativa, abbassando ulteriormente le tutele per musicisti e insegnanti, rendendo difficile la frequenza agli allievi. In queste poche cose, e al di là dei salotti social, si racchiude il pensiero e la conseguente azione futura di chi lavora in una scuola. Cerchiamo di non dimenticarcene.
Carlo Sezzi (d.a MeA).